L’Editoriale

Altalena, recensione dell’ultimo libro di Antonio Ferrari

di Janiki Cingoli Presidente del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente

Data pubblicazione: 28 ottobre 2014

Il nuovo libro di Antonio Ferrari, “Altalena” pubblicato da Jaca Book, sarà presentato a Milano il 16 novembre alle ore 11, in occasione della rassegna Book City, presso il Mudeo del Risorgimento in via Borgonovo 23. Insieme all’autore parteciperanno: Ferruccio De Bortoli, Sergio Romano e Alberto Negri. 

 

Il nuovo libro di Antonio Ferrari fa pendant con il suo precedente di un anno fa, “sgretolamento”. Si può dire che si tratta di una miniera davvero preziosa di materiali, di informazioni, di riflessioni. Imperdibili i due cammei delle introduzioni di Sergio Romano, con le sue considerazioni a volte fulminanti, come questa: “L’autore di questo libro ha usato la metafora dell’altalena, un gioco in cui, come è noto, il giocatore è sempre in movimento, ma sempre, in ultima analisi, nello stesso posto.”

Il libro parte dalle interviste avute dai leader più prestigiosi del Medio Oriente, da Öcalan, ad Arafat, da Mahfouz a Re Hussein, da Sharon a Mubarak, da Erdogan ad Hariri a Gül. Ma non è costituito di interviste, è un libro sulle interviste e sul contesto in cui si svolgono e sul significato che assumono, oltre ad essere una ineguagliabile indagine politica e anche psicologica sui personaggi intervistati.

Ferrari stabilisce infatti con essi una complicità conflittuale, complicità perché fa capire loro di comprendere le loro difficoltà, conflittuale perché non è mai servile, ma tende sempre a snidarli dal guscio precostituito in cui cercano di proteggersi. C’è sempre da aspettarsi la domanda che li costringe a scoprirsi, se non a confidarsi.

L’altro aspetto essenziale è la capacità di inserire l’intervista in un contesto più ampio, di comprenderne profondamente il senso ed i possibili sviluppi.

In un certo momento viene riportata una osservazione di Piero Ostellino, Direttore del Corriere della Sera, quanto mai pregnante: “Vedi, Antonio, gli inviati speciali si dividono in due categorie. Ci sono quelli che sono maestri nel raccontare semplicemente ciò che vedono. E poi ci sono quelli che vedono e sanno ripensare ciò che hanno visto. E poi sanno coniugare ciò che hanno visto con il ragionamento. Tu appartieni a questa seconda categoria.”

E’ esattamente questo che contraddistingue il giornalismo di Antonio, con un altro elemento ancora: la sua capacità straordinaria di stabilire connessioni, che gli è data dalla sua memoria di ciò che è stato, dall’orizzonte largo della sua esperienza, dalla capacità di comprendere il divenire delle cose.
Infatti secondo me, me ne scuserà l’autore, i suoi pezzi più belli non sono le interviste, ma quelle brevi analisi che a volte appaiono sul Corriere a sua firma, che così spesso ti accendono una luce di comprensione nuova su quello che sta accadendo.

Con Antonio c’è una lunga costumanza, il ricordo risale alla metà degli anni ’80, quando ci trovavamo in qualche ristorantino di Gerusalemme, per analizzare l’ultima dichiarazione dell’OLP, o quella di un dirigente israeliano: allora avevamo ancora fiducia che quelle dichiarazioni potessero smuovere la situazione.

In due occasioni, riportate anche in questo libro, abbiamo avuto occasione di collaborare più strettamente.
La prima è stata in occasione della visita della Regina Rania di Giordania a Milano. Avevo notato come Antonio avesse avuto frequentemente occasione di contattare e intervistare i reali di Giordania, e gli proposi, ottenendone il prezioso assenso, di collaborare con il CIPMO – Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente, da me diretto, per promuovere una iniziativa con il Comune di Milano. Proponemmo al Sindaco Albertini di offrire alla Regina Rania l’Ambrogino d’Oro, e lui accettò. Così la Regina nel settembre 2002 venne a Milano, su nostro invito, con una visita che fece epoca, e in quell’occasione, dopo il conferimento dell’ambita onorificenza, tenne una affollatissima conferenza per il CIPMO, nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, sul tema: “Il ruolo della donna nel Mediterraneo”.

Questo rapporto particolare con il Comune di Milano continuò negli anni successivi, attraverso contatti sia con la Regina che con il Re Abdullah II, e ancora nel 2005 il Sindaco conferiva alla Regina la cittadinanza onoraria della città. Il rapporto di collaborazione continuava anche con il Sindaco Moratti, fino all’impegno in prima persona di Rania per EXPO 2015.

L’altra occasione fu durante la Missione del Sindaco Albertini in Medio Oriente, che io contribuii a organizzare e a cui partecipò Antonio, come inviato del Corriere. Dopo la visita di prammatica ai Reali di Giordania, incontrammo sia il Presidente di Israele, Shimon Peres che quello palestinese, Mahmoud Abbas, nel suo palazzo della Mukata a Ramallah. Questa visita la avevo messa in piedi io, grazie all’aiuto di Nemer Hammad, per lunghissimo tempo Delegato Generale dell’OLP in Italia e fin dalla sua nascita amico del CIPMO.

Antonio ricorda come, a un certo punto, chiese a Abbas (nome di battaglia Abu Mazen) chi preferiva come vincitore delle vicine elezioni israeliane, il centrista Olmert o il Laburista Amir Peretz, e Abu Mazen senza esitare rispose Olmert. Tutto questo è riportato nel libro. Quel che non viene detto è che, consapevole dell’importanza e della sorpresa che avrebbe destato la risposta, il nostro giornalista ripeté ancora la domanda, e poi richiese espressamente se poteva pubblicare quelle dichiarazioni, ottenendo risposta affermativa.

L’intervista, il giorno dopo, ebbe larga eco sui maggiori giornali internazionali, ma arrivò la smentita di Abu Mazen, che preferì negare quanto detto piuttosto che fronteggiare l’irritazione dei laburisti israeliani. Antonio avrebbe potuto portare la testimonianza del Sindaco Albertini, o anche la mia, che certo non gliela avremmo negata. Ma si limitò a riconfermare l’esattezza di quanto riportato, senza alzare il tono, per non mettere in imbarazzo Abu Mazen: perché Antonio ha il senso del limite, e sa cosa è essere professionali.

NOTE SULL'AUTORE 

Janiki Cingoli

Janiki Cingoli si occupa di questioni internazionali dal 1975. Dal 1982 ha iniziato ad occuparsi del conflitto israelo-palestinese, promuovendo le prime occasioni in Italia di dialogo tra israeliani e palestinesi e nel 1989 ha fondato a Milano il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), che da allora ha diretto fino al 2017 quando ne è stato eletto Presidente.

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