L’Editoriale 

Disgelo in Medio Oriente. L’attualità di Ginevra

di Janiki Cingoli, Presidente del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente

Data pubblicazione:9 dicembre 2004

Bush, nelle sue prime dichiarazioni appena rieletto, pressato anche da Blair, ha dato priorità al conflitto mediorientale, e alla creazione a breve di uno Stato palestinese.

Ma per arrivarvi, sarà necessario affrontare le questioni del Final Status: confini, insediamenti ebraici, rifugiati, Gerusalemme, risorse idriche. Le questioni su cui Ginevra ha apportato un contributo essenziale, colmando i nodi irrisolti di Camp David 2 e Taba.

Non si può pensare, tuttavia, che le parti tornino al negoziato finale come se in questi quattro anni nulla sia successo, se la violenza e il sangue versato non avessero scavato quell’enorme fossato di odio e di sfiducia tra le parti. L’iniziativa diplomatica deve articolarsi a due livelli: nell’immediato, favorire la ripresa dei contatti tra le parti per concordare il ritiro da Gaza superandone l’unilateralità e agganciandolo alla Road Map; contestualmente, approfondire le questioni affrontate a Ginevra per essere pronti a fare la pace.

D’altronde i due campi sono impegnati in un difficile compito di stabilizzazione interna, prima di poter affrontare i temi di un accordo definitivo.

 

I palestinesi sono impegnati nella transizione difficile e complessa del dopo Arafat, ed intorno ad Abu Mazen pare addensarsi un consenso sempre più ampio, che ha saputo superare le pressioni e le emozioni delle componenti più giovani e militanti di Al Fatah, che si richiamano a Marwan Barghouti, il giovane leader della nuova intifada, recluso in Israele dove sta scontando molti ergastoli. Abu Mazen dovrebbe vincere senza difficoltà le elezioni del 9 gennaio. La rinuncia di Barghouti ne accentua tuttavia il futuro ruolo, e mantiene aperto il tema del cambio generazionale nella leadership palestinese e della sua democratizzazione interna, attraverso l’annunciato congresso di Al Fatah, dopo rinvii ultradecennali.

 

Sharon, dal canto suo, è senza maggioranza, dopo che metà del Likud ha votato contro il suo piano di ritiro da Gaza, ma non riesce a formare un Governo di Unità nazionale con i laburisti, per le resistenze interne al suo partito. Potrebbe quindi essere costretto ad andare ad elezioni anticipate.

 

La situazione mediorientale, che fino a due mesi fa appariva totalmente congelata e bloccata, si è dunque bruscamente rimessa in moto.

NOTE SULL'AUTORE 

Janiki Cingoli

Janiki Cingoli si occupa di questioni internazionali dal 1975. Dal 1982 ha iniziato ad occuparsi del conflitto israelo-palestinese, promuovendo le prime occasioni in Italia di dialogo tra israeliani e palestinesi e nel 1989 ha fondato a Milano il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), che da allora ha diretto fino al 2017 quando ne è stato eletto Presidente.

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