L’Editoriale 

Il trionfo dell’equivicinanza

di Janiki Cingoli, Presidente del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente

Data pubblicazione: 28 luglio 2006

Un trionfo dell’equivicinanza creativa: così può essere definito l’esito della Conferenza di Roma, che ha rappresentato non solo un importante successo del Governo italiano, proiettandolo al centro della grande diplomazia internazionale, ma anche uno dei più rilevanti e densi momenti di confronto sulla tormentata realtà mediorientale che abbiano avuto luogo negli ultimi anni.
Non si era partiti bene, con l’iniziale denuncia della eccessiva reazione israeliana, non sufficientemente compensata da una equilibrata valutazione dei diversi interessi in gioco. Una posizione troppo schiacciata su quella francese, che da sempre rivendica il suo interesse primario di tutore del Libano.
Ma nei giorni successivi, quelli del G8, il tandem Prodi-D’Alema lavorava a pieno ritmo, stabilendo contatti diretti con tutte le capitali interessate, da Gerusalemme, a Beirut, al Cairo, a Damasco, fino a Teheran, e soprattutto stabiliva un rapporto positivo e creativo con Berlino e con Washington.
D’Alema metteva pienamente a frutto il canale di fiducia creato con Condoleezza Rice in occasione della sua recente visita a Washington, individuando per l’Italia un ruolo complementare, non subalterno ma non alternativo rispetto a quello degli USA, un po’ come quello messo in campo da Tony Blair nei suoi momenti migliori, prima del conflitto irakeno.
Questi contatti consentivano ai nostri governanti di maturare una visione più complessa, in grado di farsi carico delle diverse esigenze e anche delle diverse paure che erano in gioco, arrivando a comprendere che per uscire dalla crisi non era possibile ripristinare lo statu quo ante, ma si dovevano porre le premesse di una soluzione stabile e duratura, soprattutto ricreando la piena sovranità e integrità del Libano e garantendo il necessario e urgente aiuto alle popolazioni colpite, e nel contempo la sicurezza di Israele. Una posizione, in altri termini forte perché equivicina.
L’esito è noto: il comunicato finale ha messo l’accento sugli aspetti umanitari (con la creazione di appositi corridoi per l’afflusso degli aiuti) e di ricostruzione.
Sulla richiesta di una tregua immediata, i francesi, già furenti perché la conferenza si è tenuta a Roma, alla fine sono rimasti soli, ed è passato il piccolo capolavoro semantico di D’Alema, con l’espressione della “volontà a lavorare immediatamente per raggiungere un cessate il fuoco che metta fine alle attuali violenze o ostilità”. L’altro punto essenziale è la creazione di una forza internazionale nel Libano meridionale, sotto l’egida dell’ONU, che coadiuvi l’esercito libanese a riprendere il controllo di quel territorio e porti a termine il disarmo delle milizie di Hezbollah, secondo quanto previsto dalla risoluzione 1559/2004 del Consiglio di Sicurezza.
I lavori della Conferenza non significano, e non potevano significare, la soluzione della crisi, ma individuano un percorso solido e equilibrato una Road Map per uscirne (a cui auguriamo un miglior esito della prima).
Nei prossimi giorni, ci saranno purtroppo ancora morti e feriti, in Libano e in Israele.
Essenziale, per una conclusione positiva, sarà non perdere il contatto avviato con i registi occulti della crisi, Siria e Libano, cui va in qualche modo offerta una via di uscita che non li umili e tenga conto dei loro interessi regionali.
Non va altresì tralasciato l’altro corno della crisi, quello palestinese. La piattaforma di intesa che si era delineata tra Abu Mazen e il Governo Habieh sul “documento dei prigionieri” può costituire un aggancio per un ritorno al realismo, da parte di Hamas, almeno nella sua componente dell’interno.

NOTE SULL'AUTORE 

Janiki Cingoli

Janiki Cingoli si occupa di questioni internazionali dal 1975. Dal 1982 ha iniziato ad occuparsi del conflitto israelo-palestinese, promuovendo le prime occasioni in Italia di dialogo tra israeliani e palestinesi e nel 1989 ha fondato a Milano il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), che da allora ha diretto fino al 2017 quando ne è stato eletto Presidente.

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