L’Editoriale 

Perchè è grave la “Legge Nazionale” approvata in Israele

Ecco perché la legge fa tanto discutere

di Janiki Cingoli, Presidente del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente

Data pubblicazione: 28 luglio 2018

Ciò che è più grave, nella “Legge nazionale” approvata dalla Knesset con una ristretta maggioranza, non è solo il suo carattere autocentrato solo sugli ebrei, o la sua sostanziale inutilità, dati i ripetuti riconoscimenti dell’ONU di Israele come Stato del Popolo ebraico. O l’esaltazione della politica degli insediamenti ebraici, “da consolidare e sviluppare”.
Il fatto che si riconosca il diritto all’autodeterminazione solo agli ebrei e non alle altre minoranze, quali l’arabo-palestinese e la drusa, è comprensibile, perché riconoscere tale diritto a tali minoranze significherebbe riconoscere il diritto al separatismo, che esse stesse non richiedono (altra questione ovviamente è il diritto aĺl’autideterminazione dei Palestinesi a costruire il loro Stato in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est).
Ma la questione è che tali minoranze vengono semplicemente rimosse nella legge approvata, non sono neanche nominate, solo un articolo declassa la lingua araba da seconda lingua nazionale a “lingua speciale”. Ma uno Stato che vuole definirsi ebraico deve riconoscere l”identità collettiva delle sue minoranze e fornire loro garanzie e diritti positivi, come l’Italia fa con i Tedeschi in Alto Adige, in base all”articolo 6 della sua Costituzione.
Nella Legge approvata non vi è nulla dell’appello contenuto nella Dichiarazione di Indipendenza del ’48 agli arabi di Israele (che oggi rappresentano il 20% della popolazione israeliana) a “partecipare alla costruzione dello Stato sulla base di una piena e uguale cittadinanza e con la debita rappresentanza in tutte le sue… istituzioni”.
Non è sufficiente assicurare uguali diritti ai cittadini come singoli, su questa base le maggioranze, come in questo caso, possono opprimere o ignorare le minoranze. Le minoranze nazionali, etniche, linguistiche, religiose o di genere vanno riconosciute, tutelate e garantite con specifici provvedimenti positivi.

Intervista a Janiki Cingoli, Presidente di CIPMO, a cura di Michele Lipori, Redazione Confronti. link

Altre Interviste: Il volto di Israele sta cambiando  – Rai Radio3 Mondo  – Ascolta 

NOTE SULL'AUTORE 

Janiki Cingoli

Janiki Cingoli si occupa di questioni internazionali dal 1975. Dal 1982 ha iniziato ad occuparsi del conflitto israelo-palestinese, promuovendo le prime occasioni in Italia di dialogo tra israeliani e palestinesi e nel 1989 ha fondato a Milano il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), che da allora ha diretto fino al 2017 quando ne è stato eletto Presidente.

Leggi tutti gli EDITORIALI